venerdì 27 maggio 2011

La guerra contro i figli e le madri

pubblicata da Jadis Bianchi il giorno sabato 24 luglio 2010 alle ore 16.13


A Ischia nuovo allontanamento dalla madre. Ma ci sono altri 21 casi di allontanamenti dei figli dalle madri. Nessuno parla di questo fenomeno, nessuno ne conosce l'ampiezza e le motivazioni reali. Chi ha lanciato questa offensiva? Chi gioca sulla pelle dei bambini?


1. Ischia 28-12-2010

Una bambina sottratta alla madre su decisione del tribunale, gli agenti intervenuti per eseguire l'ordine della magistratura spintonati e insultati da una folla di amici e parenti della donna, la sede del commissariato assediata. Il legale ha spiegato che un decreto del Tribunale dei minori ha tolto la potestà genitoriale alla mamma attribuendone l'affidamento al padre. »Tale sentenza - ha dichiarato - è altamente punitiva nei confronti della madre. Il tribunale ha poggiato la propria valutazione sul presupposto che la mamma, non avrebbe creato un clima di corretta collaborazione con il padre e con la sua famiglia, con gli assistenti sociali e con i consulenti del tribunale; non avrebbe fatto vedere la piccola al padre ed infine non avrebbe acconsentito a far fare alla piccola delle vaccinazioni obbligatorie«.

www.leggo.it

Repubblica

Corriere della Sera

2. Cremona, 9/11/2010

La trasmissione RAI "A casa di Paola" manda in onda la storia di una madre a cui hanno sottratto due figlie perchè la minore non voleva incontrare il padre.

Video youtube parte 1

Video youtube parte 2

3. Belluno

L'emittente TV2000 riferisce del caso di una madre a cui il Tribunale dei minori di Venezia ha tolto il figlio di dodici anni a causa della accertata esistenza di una Sindrome da Alienazione Genitoriale indotta dalla madre contro il padre.

Servizio RAI Festa Italiana

4. Roma

Il Corriere della Sera riferisce di una sentenza della Corte di Appello di Roma. Il padre davanti alla Corte ha lamentato la mancanza di un rapporto con i figli e allora è stata disposta una consulenza psicologica che si è conclusa con la richiesta di affidare i bambini a una casa famiglia. La Corte ha deciso di sottrarre la patria potestà ai genitori e di attribuirla ai servizi sociali, lasciando la domiciliazione presso la madre. I due genitori sono invitati a proseguire il percorso psicologico per recuperare la capacità genitoriale e i servizi sociali sono chiamati a "monitorare" la situazione nel tempo.

Corriere della Sera Roma 16-11-2009

5. New York/Roma

Un bambino è stato portato dalla madre italiana da New York a Roma.

Will Liam come home soon? Examiner 22-2-2010

Liam incontrerà la madre in tribunale il 12 febbraio Corriere della Sera 3-2-2010

Arrestata Manuela Antonelli Repubblica 28-1-2010

Roma, bambino scomparso da casa famiglia: Aiutateci a trovarlo Blitz quotidiano 2-1-2010

Otto anni, rapito dalla madre In fuga dalla casa famiglia Repubblica Roma 19-12-2009

Aiutateci a ritrovare il piccolo Liam Corriere della sera Edizione di Roma 18-12-2009

Servizio di "Chi l'ha visto" RAI3 12-12-2009

TG Italia 1

Gruppo Facebook

6. Treviso

A Treviso una bimba è stata tolta alla madre. Il PM ha ritenuto che lei avesse usato la falsa denuncia per abusi per allontanare il marito dalla figlia.

Pagina Facebook della madre

TG di Italia 1, 29 ottobre 2009

Petizione della madre

7. Modena

Un servizio del TG di Italia 1 del 27 marzo 2009 riferisce che una bambina di 5 anni allontanata dalla madre a Modena.

Servizio TG Italia 1

8. Thiene

Un servizio di SAT 2000 parla del caso di allontanamento avvenuto a Thiene, provincia di Vicenza.

SAT 2000

9. Sicilia

Un servizio di RAI "Chi l'ha visto" riferisce di una nonna siciliana fugge con i nipotini per evitare l'allontanamento dalla madre.

RAI Chi l'ha visto

10. Ivrea

Nell’ottobre 2008, il giudice ha deciso di procedere con l’allontanamento della bambina dalla madre (dopo una perizia che stabiliva che la bambina era stata manipolata dalla madre) e l’affido temporaneo ai servizi sociali e a una comunità, prima di passare al padre e alla sua nuova famiglia.

Scomparsa - La Sentinella 19-3-2009

«Facci sapere che state bene» - La Sentinella 19-3-2009

La Sentinella 2-3-2009

La Sentinella 19-2-2009

Mamma alienante', bambina in comunità - La Sentinella 19-2-2009

11. Potenza

Bambina allontanata dalla madre a Potenza nel gennaio 2009.

Servizio del TG di Italia 1

12. Roma

Una figlia di 13 anni è stata affidata a un istituto religioso nell'aprile del 2008 perchè sarebbe stata 'messa contro suo padre';. Dopo avere deciso l'allontanamento della madre, il tribunale dei minorenni ha mandato gli atti alla procura ordinaria ipotizzando che la madre abbia inflitto sofferenze psichiche alla figlia.

Rai Uno 19/11/2009 - parte 1

Rai Uno 19/11/2009 - parte 2

13. Castelfranco Modena

La stampa locale riferisce che nel novembre 2008 i servizi sociali hanno collocato una bambina presso una casa famiglia perchè la madre avrebbe ostacolato il rapporto padre-figlia.

Servizio RAI "I fatti vostri"

Articolo stampa locale

L'Informazione 11-4-2009

Gazzetta di Modena 11-4-2009

14. Veneto

Un servizio di Panorama e un servizio di un TG sullo stesso caso riferiscono del caso di Davide che sarebbe stato allontanato dalla madre e collocato in istituto in seguito al tentativo di manipolazione del figlio da parte della madre per metterlo contro il padre.

I nostri figli portati via da un giudice - Panorama 10-11-2009

Servizio TG

15. Trieste

La stampa locale riferisce di un provvedimento di allontanamento dalla madre di un figlio conteso dai genitori. La madre si è sottratta a lungo al provvedimento secondo quanto riferisce il giornale "Il Piccolo".

Trieste, blitz per il bimbo conteso il Piccolo 18 maggio 2003

Blitz nella notte per recuperare il bimbo conteso il Piccolo 18 maggio 2003

Bimbo conteso strappato alla madre in fuga il Piccolo — 19 giugno 2003

16. Santa Maria al Bagno (Lecce)

La stampa locale riferisce il caso di due bambini allontanati dalla madre perchè "contesi" con il padre nel corso di una separazione difficile. Il problema è sorto quando tra la madre e il padre dei ragazzini sono sorti contrasti per quanto riguarda l'orario e la modalità delle visite da parte di uno dei due genitori. La madre avrebbe reso difficoltosi gli incontri dei piccoli con il padre. Da ciò il Tribunale dei minori avrebbe disposto che i bimbi «contesi» sarebbero dovuti essere sottratti alla potestà della madre.

Due bimbi tolti alla madre - Santa Maria al Bagno insorge Gazzetta del Mezzogiorno 16-1-2010

17. Latina

Il giornale Latina Oggi riferisce di un tentativo di allontanamento di un minore dalla madre su decreto del Tribunale dei minori di Roma, che sarebbe dovuto all'impossibilità per il padre di frequentare il figlio. La madre si difende dicendo che è il figlio di sette anni che ha deciso di non vedere il padre.

Bambino trattato come un boss Quattordici agenti per prenderlo"

Bimbo conteso introvabile Latina Oggi 19/4/2010

18. Belgio/San Benedetto del Tronto

Una madre di due bambine di 4 e 8 anni, ha denunciato per abusi sessuali il marito e il suocero portandole in Italia dal Belgio. Dopo aver archiviato il caso la magistratura belga ha dato le bambine in affido esclusivo al padre e le autorità italiane hanno proceduto al rimpatrio. Numerose le prese di posizione a favore della madre.

Bimbe

contese, in Italia continua il processo S. Benedetto Oggi 19-12-2008

Maria Pia Maoloni: "Sono vittima di un ricatto tvp 23-12-2007

Servizio tvp tvp 8-9-2007

Bimbe contese, Taormina denuncerà il Tribunale di Ancona 31-7-2007

Le bimbe di San Benedetto sono già; in Belgio con il padre Il Resto del Carlino 22-5-2007

Bambine contese, 11.000 firme per una firma Il Quotidiano 13-4-2007

Minori Fiona e Milla, Meter scrive al Procuratore Pastore Il Quotidiano 29-11-2006

19. Trento

Il quotidiano locale "Trentino" riferisce di un caso drammatico di allontanamento.

Lo soffoca con il suo troppo amore Trentino 22-4-2010

Mamma iper protettiva Il tribunale le toglie il figlio Repubblica 23-4-2010

Quel bambino strappato alla mamma che lo ama troppo Il Giornale 23-4-2010

20. Padova

Un gruppo Facebook riferisce di un caso di allontanamento di bambino per PAS disposto dal Tribunale di Padova.

Gruppo Facebook "Aiutateci a salvare Marco"

21. Como

Il tribunale di Como ha deciso di affidare i figli di una giornalista della Voce di Romagna al padre. La madre è stata intervistata dalla trasmissione Terra di Canale 5 e tiene aggiornato un blog su Internet sulla vicenda.

Intervista a "Terra" di Canale 5

Servizio Tg3 Regionale

Blog

22. Canton Ticino

Il figlio di una italiana residente in Svizzera è al centro di una contesa che ha visto contrapposta la giustizia del Canton Ticino e il Tribunale di Bologna.

Google News


martedì 24 maggio 2011

Garante Infanzia Regione Lazio sulla P.A.S.

Roma, dibattito su Sindrome da Alienazione Parentale


23/05/11 - Il 6 maggio il Garante dell'Infanzia Francesco Alvaro ha partecipato ad un interessante dibattito sulla Sindrome da Alienazione Parentale (PAS), sotto il profilo di un approccio particolarmente critico nei confronti di questa modalità di comportamento, ritenuta un'arma impropria contro i diritti di donne e bambini.

Al centro del dibattito, in particolare, come la PAS influisca sulle cause di affido dei figli nelle separazioni e quali conseguenze subiscono i bambini che vengono definiti 'alienati' da uno dei genitori.

"La critica più sostenuta - spiega Alvaro - è stata rivolta all'inventore del termine, il medico americano R. Gardner, con giudizi particolarmente severi. Ci si è inoltre interrogati su come sia entrata nelle aule di tribunale la PAS, ritenuta l'invenzione di un ideologo della pedofilia". L'intervento del Garante è valso ad evidenziare come "i tratti di questa modalità di comportamento, non volendo dare alcuna connotazione clinica alla PAS, vengono riscontrati nella gran parte delle relazioni peritali, che molto spesso hanno l'effetto di segnare e condizionare profondamente il futuro del minore".

Tra i relatori: Girolamo Andrea Coffari avvocato presidente del Movimento per l'Infanzia, Claudio Foti psicologo-psicoterapeuta presidente del centro 'Hansel e Gretel' di Torino, Roberto Mazza psicoterapeuta docente di Psicologia sociale all'Università degli Studi di Pisa e Roberta Relici, responsabile animatrice del convegno.



http://www.garanteinfanzia.regione.lazio.it/garante_infanzia/dettaglioNews/Roma_dibattito_su_Sindrome_da_Alienazione_Parentale/0/0/0/1192_NEWS

mercoledì 18 maggio 2011

La costruzione sociale della PAS - Alessandra Lumachelli

Convegno “PAS: un’arma impropria contro i diritti delle donne e dei bambini” – Roma, 06 maggio 2011, Movimento per l’Infanzia

La costruzione sociale della PAS

relazione di Alessandra Lumachelli

Nel 1913 Ferdinand de Sassure nel suo saggio “Corso di linguistica generale” afferma che, nella struttura del linguaggio (con la quale delineiamo la nostra esperienza), il concetto centrale è quello di “segno”.
Le cose che si trovano all’interno della nostra mente sono segni, e come tali hanno due componenti: il significante (il suono della parola, per es., “bambino”) e il significato (la cosa indicata, il bambino in carne ed ossa).
Per Sassure il legame tra significante e significato ha un’importante caratteristica: è arbitrario, è una pura convenzione.
Infatti ogni lingua utilizza parole diverse per indicare il bambino (child, enfant, ecc.).
Inoltre, abbiamo diviso il mondo in bambini, adulti, animali, intelligenza, emozioni, ecc., ma esistono culture in cui le nostre suddivisioni non hanno luogo.
Quindi, noi con il linguaggio abbiamo suddiviso il mondo in categorie arbitrarie.
Ed è perciò che Sassure sostiene che il nostro linguaggio non applica etichette ad una realtà oggettiva, ma costruisce una realtà in modo arbitrario e soggettivo.
Per il linguista ginevrino, quando un significante si connette ad un significato, questa connessione diventa fissa, e assume un significato condiviso (ma non immutabile nel tempo).
Durante la seconda guerra mondiale, i governi britannico e statunitense richiedono ad alcuni psicologi di rintracciare strumenti concettuali utilizzabili a fini propagandistici e di manipolazione delle coscienze, per tenere alto il morale delle truppe e convincere ad es. i soldati a cibarsi in maniera misera.
Nasce il “costruzionismo sociale” (Gergen, Focault, Derrida, Parker).
Si evidenzia così il legame tra sapere e potere: il linguaggio diventa una forma di azione sociale, e quando le persone parlano l’una all’altra è allora che si costruisce il mondo.
La nostra conoscenza non è una diretta percezione della realtà, ma è nell’interazione reciproca che costruiamo la nostra versione soggettiva della realtà.
La nozione di verità diventa illusoria.
Anche l’identità si costruisce nei discorsi che intervengono nelle relazioni con le altre persone.
Quindi l’identità non sgorga dall’interno di un individuo, ma emerge dal mondo sociale in cui la gente nuota, in un mare di segni linguistici, un mare che è il medium, il mezzo della nostra esistenza.
Gli eventi, le persone, i fenomeni sociali risultano soggetti continuamente ad una grande varietà di costruzioni possibili.
Alcune di tali costruzioni appaiono più sensate, più verosimili di altre.
Per Focault la conoscenza, intesa come la particolare idea del mondo prevalente nel senso comune, è strettamente, intimamente connessa col potere.
Il potere è precisamente un effetto del discorso.
Definire una cosa, una persona, il mondo in un modo che ti consente di fare certe cose che vuoi fare, questo è esercitare potere.
Ecco come s’inserisce nel quadro della società attuale la falsa sindrome di PAS, inventata da Gardner negli Stati Uniti negli anni ’80.
Avendo Gardner deciso di difendere, a suon di centinaia dollari, i padri abusanti nelle cause di separazione, sceglie di costruire una realtà arbitraria: sostiene, quindi, che ogni madre che, in una causa di separazione, accusa il proprio partner di abusi nei confronti dei figli minori, lo fa solo perchè è pazza, e perchè tenta di manipolare i bambini, per allontanarli dal padre e per ottenere denaro da tali affermazioni.
E, a grappolo, sono state inventate altre malattie, generate dalla PAS: la sindrome della madre malevola, il bambino alienato, ecc., affermando che pure Freud descriveva tali sindromi.
In realtà, Freud in “Totem e tabù”, parlando dell’istinto di morte, cioè della nostalgia che l’essere umano avrebbe nei confronti del nulla e del caos, nostalgia che può concretizzarsi in comportamenti distruttivi e in esplosioni di aggressività incontrollata, introduce la sindrome di Medea, che può condurre all’infanticidio.
Medea, nel mito greco, tradita dal suo amato Giasone, impazzisce ed arriva ad uccidere i propri figli.
Ma l’infanticidio è una infinitesima percentuale a fronte di un prevalente comportamento materno sano.
Le sindromi si fondano su comportamenti reiterati socialmente e statisticamente corposi.
Per inciso, sono assolutamente d’accordo con Briffault, il quale sostiene che l’istinto materno non è affatto innato.
Anche per me, la maternità è un sentimento che può, o meno, svilupparsi in una donna, ma non è “scontato”, non è già insito nel DNA femminile.
Negli ultimi anni, si registra un cambiamento strutturale del pedofilo così come lo si intendeva precedentemente: le statistiche non ci descrivono più un uomo anziano, povero, senza cultura, solo e senza figli/nipoti, ma ci raccontano di un uomo di 30-50 anni, con buona/ottima istruzione ed un lavoro ben remunerato, sposato, con figli.
Potremmo definirlo un uomo di potere.
Ed assistiamo ad un crescente aumento di cause per separazione.
Non si può non collegare la comparsa improvvisa del fenomeno PAS con il tentativo di soffocare la voce di chi, culturalmente nei secoli, ha sempre avuto meno potere decisionale: i bambini (che non votano) e le donne.
Eppure i bambini sono il nostro presente, la nostra forza, il nostro tesoro.
Ed ognuno di noi, qualsiasi professione svolga, che sia genitore o meno, ha l’obbligo, in quanto adulto e membro della società, di tutelare i minori, i più piccoli.
Nonostante l’apparente centralità del minore nella nostra società (centralità di marketing, economica, ma mai culturale, profondamente radicata), si continua a fondare il mondo sullo strapotere dell’adulto.
Concludo con le parole usate dalla Prof. Maria Rita Parsi per chiudere la prefazione al mio saggio “Distruggere il muro del silenzio”: “Insomma, un mondo a misura di bambino perché la dismisura è già, di per sé, la madre di tutti gli abusi”.
Grazie.

MOBBING FAMILIARI, CONDOMINIALI E AFFINI - Quando la disinfomazione viaggia in rete

pubblicata da Andrea Mazzeo il giorno venerdì 7 gennaio 2011 alle ore 21.37

In diverse pagine web, blog, profili Facebook, wikipedia, sono inseriti degli scritti che contengono questi concetti; leggendoli frettolosamente si può pensare ad un errore, ma la reiterata insistenza con cui vengono proposti fa pensare ad un preciso progetto di disinformazione. Sfuggono, allo scrivente, le motivazioni che sostengono tale volontà disinformativa; potrebbe trattarsi di banale ignoranza, ed allora non varrebbe nemmeno la pena di sprecare queste poche righe per confutarla. Alcuni di questi scritti provengono però da fonti professionali ed allora qualche riga di corretta informazione forse è dovuta.

Il termine "mobbing" viene oggi utilizzato solo ed esclusivamente per indicare fenomeni di persecuzione nel mondo del lavoro; secondo la definizione originaria di Leymann (psicologo del lavoro che negli anni '80 in Svezia ha per primo utilizzato queto termine per definire certi comportamenti nel mondo del lavoro, «il Mobbing consiste in una comunicazione ostile e non etica perpetrata in maniera sistematica da parte di uno o più individui generalmente contro un singolo che, a causa del Mobbing, è spinto in una posizione in cui è privo di appoggio e di difesa e lì costretto per mezzo di continue attività mobbizzanti. Queste azioni si verificano con una frequenza piuttosto alta (definizione statistica: almeno una alla settimana) e per un lungo periodo di tempo (definizione statistica: una durata di almeno sei mesi). A causa dell’alta frequenza e della lunga durata, il Mobbing crea seri disagi psicologici, psicosomatici e sociali» (H. Leymann, Mobbing Encyclopedia, http://www.leymann.se/).

Nulla a che vedere, quindi con i conflitti intra-familiari, o addirittura condominiali, perché il mobbing non è un conflitto ma è qualcosa di diverso e di molto più grave; questa generalizzazione del conceto di mobbing è pericolosa perché porta a pensare che anche il mobbing in ultima analisi non sia altro che una situazione conflittuale, portando a misconoscere la drammatica condizione dei lavoratori vittime di mobbing, cioè di persecuzione nel mondo del lavoro.

Il conflitto è infatti una condizione che vede due, o più, attori coinvolti (il prefisso "con" rimanda appunto a questo concetto di condivisione); una interazione circolare in cui ciascun soggetto coinvolto gioca la sua parte.

Nel mobbing invece si ha in maniera lineare (e non circolare) un comportamento vessatorio verso un lavoratore, da parte di un superiore o comunque rappresentante dell'azienda (mobbing verticale) o da parte di colleghi (mobbing orizzontale); è descritto anche un mobbing dal basso, diretto contro un superiore, ma è molto più raro.

Le condizioni in cui si vorrebbe vedere il cosiddetto mobbing genitoriale sono in realtà situazioni di conflittualità intra-familiare, o coniugale, ben note alla psicologia e per le quali non occorre scomodare categorie concettuali nate in altri contesti.

In questa estrapolazione, dal contesto etologico al contesto familiare, a quel che si legge negli scritti dei fautori del mobbing familiare, vengono presentati in forma scientifica concetti manipolanti e miranti a confondere il lettore. Nel mondo animale i comportamenti di mobbing vengono messi in atto contro i predatori, hanno quindi un significato evolutivo ben preciso, di difesa della comunità e non quello di espellere un membro non gradito. Il mobbing, infati è definito dagli etologi come una «reazione collettiva diretta verso un predatore da parte di potenziali prede che, con l’assalto di gruppo, lo confondono e ne scoraggiano l’attacco» (Malacarne G., 1992. Mobbing. In: Mainardi D., - eds . Dizionario di Etologia. Einaudi, 497-498). Una reazione di difesa, quindi, e non una azione di attacco verso l'altro.

Sostenere quindi che "nelle famiglie il mobbing viene messo in atto da quei coniugi che, utilizzando atteggiamenti vessatori, spingono deliberatamente i loro partner ad abbandonare la casa familiare" è scorretto; a meno che non si voglia indicare con questo il comportamento di un genitore che cerca di difendere il figlio dall'altro genitore.

La psicologia ha ormai consacrato il mobbing come persecuzione nel mondo del lavoro; l'uso di questo termine in altri contesti relazionali è solo confusivo e va evitato.

Ma per non correre il rischio di una ulteriore denuncia per diffamazione (ormai basta contestare un concetto, talvolta in maniera 'maschia', per essere tacciati di diffamazione), voglio fare una analisi del concetto di mobbing familiare.

Diamo per buono che in alcune situazioni un coniuge, di solito la madre sembra di capire, metta in atto strategie di mobbing versol'altro coniuge, che dovrebbe essere il padre.

Bene, se stiamo all'accezione originaria del termine, e cioè quella dell'etologia, di un comportamento difensivo contro il predatore, soprattutto in presenza della prole, ebbene dobbiamo ritenere che madre natura, previdente, ha conservato questo atavico comportamento nella femmina della specie umana con l'evidente finalità evolutiva di sopravvivenza della specie, per proteggere i cuccioli di uomo dai loro predatori.

Grazie madre natura!

Originale al link: http://www.facebook.com/notes/andrea-mazzeo/mobbing-familiari-condominiali-e-affini-quando-la-disinfomazione-viaggia-in-rete/497123087759


martedì 17 maggio 2011

I sostenitori della Pas hanno paura del dibattito pubblico?

Non ho avuto molto tempo per riassumere un fine settimana denso di impegni, il 6 e il 7 maggio, a Roma e Firenze, discutendo del perchè la Pas sia una dottrina, una ideologia, un falso, tutto fuorchè una patologia reale.

I dibattiti, quello di Roma promosso dal Movimento per L’Infanzia, con Andrea Coffari in testa e dall’Idv, con Roberta Lerici e l’eurodeputato Niccolò Rinaldi, l’impegno del Senatore Pedica, e a Firenze promosso dall’Idv con la coordinatrice donne toscana Clotilde Giurleo, Frida Alberti e altri soggetti che si occupano prevalentemente di infanzia, dove in entrambi i casi era ospite la bravissima Sonia Vaccaro – psicologa e clinica specializzata in violenza di genere che in Argentina è stata membro del Gruppo di Indagine Interdisciplinare sulla violenza domestica della direzione nazionale di politica criminale e che in Spagna lavora per la Commissione di Indagine sui maltrattamenti alle donne- autrice assieme a Consuelo Barea del libro “Pas, Presunta sindrome di alienazione genitoriale – uno strumento che perpetua il maltrattamento e la violenza” tradotto anche in Italia.

Sono stati due splendidi momenti durante i quali, finalmente, si è dibattuto nel merito della questione alla luce del sole di qualcosa che viene oramai insegnato come un dogma in qualche università senza che vi sia nessuno che abbia lo spazio per poter rivendicare il diritto di opporre una critica di buon senso ad un prodotto della fervida e misogina immaginazione di un tale Richard Gardner che millantava di insegnare alla Columbia University e che trovò un utile sistema per mettere alla sbarra donne e bambini che tentavano di difendersi da mariti e padri abusatori e violenti.

Della Pas in Italia sembrano aver diritto ad una discussione solo i suoi sostenitori che aldilà dei propositi più o meno scientifici sembrerebbero negare una discussione aperta e realmente scientifica sulla questione. Al punto che, in qualche caso e anonimamente, soprattutto della giornata romana si è parlato come si fosse trattato di vilipendio ad una religione di stato.

E in effetti c’era tutto l’entusiasmo da parte di persone che vorrebbero discutere nel merito di qualcosa di opinabile imposto come dogma e che volendo sfuggire alle intimidazioni e al linciaggio virtuale di taluni anonimi individui che, come spesso abbiamo documentato, considerano le assemblee di persone unite dallo stesso obiettivo politico nè più e nè meno che delle adunate sedizione da denunciare alla Gestapo, erano anche per questo costrette a farlo a bassa voce.

Giusto o sbagliato che sia il sostegno a questa ideologia il punto sta nei metodi e sta nel fatto che di Pas si discute come un fatto acclarato, dato per scontato, oramai inserito all’interno dei percorsi nelle cause di affido, proposto come argomento di studio da parte di qualche docente, insegnato in corsi di formazione ad avvocati e psicologi e non ci sarebbe nulla di male se solo si tralasciasse un dettaglio non da poco.

La Pas non è mai stata riconosciuta dalla comunità scientifica internazionale e prosegue in un percorso di autolegittimazione che crea un consenso e inibisce il dissenso con pratiche tipicamente spinte dall’ideologia e non dall’interesse a verificare la scientificità di una materia in divenire come dovrebbe essere qualunque cosa abbia la presunzione di identificarsi in quanto scienza. Dove il “dubbio” dovrebbe essere il primo elemento da ammettere in una discussione e non da criminalizzare.

Ma nel mondo, come anche in Italia, sembra che chi si occupi criticamente di questo tema possa essere scambiato facilmente per una qualunque Ipazia e come lei condannata ad essere scorticata viva per pagare il fatto di aver sfidato un argomento sul quale evidentemente alcuni credono o comunque immaginano di poter costruire basi a sostegno delle proprie ragioni.

Ma quando la scienza è al servizio delle ideologie non è scienza. E’ un altra cosa e bisogna avere il coraggio di chiamare le cose con il proprio nome. Non era scienza quella pessima psichiatria che offriva al nazismo argomenti per sterminare gli ebrei, come non lo è quella che teorizzava l’inferiorità delle “razze” e non lo è certamente quella che insiste in una differenziazione tra i generi o quella che ancora continua a criminalizzare le persone che amano altre persone dello stesso sesso, e certamente non lo è quella che addebita ad una madre che vuole proteggersi dalla violenza e vuole proteggere suo figlio una patologia che è utile ai carnefici e mai alle vittime.

Il ritorno a questa maniera di vedere la psichiatria è un regresso notevole e non mi sorprende dunque di leggere nel web ad opera di alcuni sostenitori di questo argomento una criminalizzazione preventiva del convegno e poi una iniziativa di dossieraggio dai toni che potete vedere che praticamente opera una schedatura di chi si occupa della questione. (Aspettiamo con ansia il monento in cui i nostri nomi saranno compresi nell’elenco per la gioia del nostro legale.)

Ovviamente distinguiamo questi sostenitori fanatici del web da chi tenta un percorso istituzionale ove per percorso istituzionale si intenda tutta quella categoria di pratiche che comunque comprendono un confronto democratico tra le parti, che si tratti di pareri tecnici o di opinioni, che si tratti degli interventi alle audizioni parlamentari o dei ragionamenti che hanno una sua base scientifica e che hanno tutto il diritto di discutere di un argomento che resta comunque opinabile perchè insiste su un piano teorico.

Dicevo dunque dell’iniziativa di Roma e dell’entusiasmo di tante donne e tanti uomini, davvero tant*, che partecipavano con la stessa gioia dei partigiani che finalmente potevano scendere dalle montagne. Persone che stanno compiendo una resistenza all’imposizione di una cultura che è infarcita di una ideologia innanzitutto piena di pregiudizi contro le donne e che per dimostrare che quei pregiudizi non li ha, negli Stati Uniti, in Spagna e forse anche in altre nazioni dove la questione si pone, esibiscono i club delle seconde mogli che talvolta si chiamano proprio “associazioni delle seconde spose”.

Ovviamente dalla parte degli uomini e ovviamente con una visione “innovativa” del rapporto tra i sessi dove l’innovazione sta nel recupero della vecchissima mentalità misogina che vuole le donne a insultarsi le une contro le altre mentre gli uomini se ne stanno seduti ad assistere allo spettacolo. Una vera novità, non c’è che dire.

Noi, che dalla parte degli uomini non violenti siamo sempre state, vorremmo però raccontarvi di quelle donne senza volto che a Roma e Firenze hanno scelto coraggiosamente di portare la propria esperienza, il proprio dolore, la propria sconfitta e la propria speranza. Donne che potrebbero camminare braccio a braccio con quei bambini coraggiosi che in America hanno denunciato quanti, grazie alla Pas, li hanno affidati a padri abusatori e violenti che li hanno costretti ad una vita terribile e in qualche caso li hanno portati al suicidio.

C’erano le donne coraggiose, quelle che lottano per difendere i loro figli e che affrontano processi su processi e tutta la serie infinita di violenze giudiziarie che una madre può subire in questi casi, con la minaccia costante di vedere il proprio figlio rinchiuso in una casa famiglia. Donne che a testa alta passano indenni attraverso un muro di intimidazioni e diffamazioni quando difendono i loro figli in processi contro persone accusate di pedofilia. Splendide donne che compiono una battaglia in un clima politico e culturale che le relega in una solitudine dovuta a eccessiva prudenza o al timore di perdere consensi elettorali. E non si capisce perchè le persone che si occupano di politica tengano conto di chi è accusat@ di violenza ma dimenticano che anche queste madri hanno diritto di voto e di sicuro lo useranno nella direzione di quei soggetti che avranno la determinazione di schierarsi dalla parte delle persone che denunciano di essere delle vittime.

Avreste dovuto vederla la dignità di ciascuna di queste madri, la lucidità e la capacità di cogliere appieno le storture del tempo in cui si trovano a vivere. Altro che ammalate di Pas o di qualunque altra diavoleria abbiano inventato per criminalizzare le donne. Sono donne che sono riuscite a liberarsi di vite distrutte dalla violenza maschile, dall’intimidazione, da ricatti e prepotenze. Sono donne che si sono liberate da sole e vengono punite per questo. Donne che non abbassano la testa davanti a niente e che come nei tempi dell’inquisizione cattolica, qualcuno vorrebbe a capo chino, occhi bassi, con la vergogna stampata sul volto, a chiedere scusa per non aver avuto fede e a dichiarare disponibilità alla conversione.

Sono donne alla sbarra che hanno raccontato dei processi kafkiani nei quali sono state coinvolte. Eroine che da sole fanno già paura e che insieme sicuramente terrorizzano un sacco di uomini che immaginavano di poterle intimidire e indurre al silenzio.

E questa è l’unica ragione che immagino quando penso alle difficoltà nel vedersi, incontrarsi, nell’immaginare quanto fosse rischioso uscire fuori a ridare un volto a quelle che sembravano non avere il diritto di averlo. Donne costrette all’anonimato mentre i loro ex sono legittimati ad esibire pubblicamente tutta la forza muscolare del sostegno del quale godono.

Vedere quelle donne, i loro occhi, ascoltare le loro storie, provare per loro un affetto immediato, una solidarietà naturale che impone una responsabilizzazione e un maggiore impegno da parte di chi, come noi, ha scelto di stare dalla parte di chi denuncia di aver subito violenza. Riuscire ad abbracciare quelle donne e riconoscersi, immediatamente, in uno scambio di sguardi complici che spiegavano benissimo quanto non ci fosse bisogno di parole tra chi combatte dalla stessa parte della barricata.

E di queste donne mi piacerebbe raccontarvi la fierezza, la schiena dritta, la serenità nell’esposizione della loro storia mentre raccontavano cose terribili e le raccontavano con la stessa profondità che ho ritrovato in ogni persona che racconta la violenza con consapevolezza avendo la chiara intenzione di sopravvivere.

Quella che ho visto è la forza, la dignità di donne meravigliose che hanno il coraggio di continuare a dire la verità mentre c’è chi vorrebbe convincerle che si tratta del frutto della loro fantasia o peggio della loro malafede.

Da Roma è arrivata forte anche la voce dell’europarlamentare Niccolò Rinaldi che nel suo intervento ha parlato di medioevo e inquisizione e in un comunicato successivo ha espresso la sua opinione a proposito del ddl 957 – sull’affido condiviso bis – che vorrebbe imporre, tra le altre pessime cose, la Pas sul piano istituzionale. Ecco il comunicato integrale di Rinaldi:

Si eviti una legge maschilista: Il Parlamento italiano, da circa due anni, sta discutendo la Proposta di legge 957 sull’affido condiviso. Questa proposta fa richiamo alla cosiddetta sindrome della “alienazione parentale”, vera e propria aberrazione pseudoscientifica tesa a delegittimare i genitori, soprattutto le donne, che denunciano violenze o abusi sui figli da parte dell’altro coniuge”: lo dice Niccolò Rinaldi, eurodeputato dell’Idv, durante il convegno “PAS: un’arma impropria contro i diritti delle donne e dei bambini” a Roma. “I genitori che denunciano – continua – potrebbero però essere penalizzati se non riescono a provare l’abuso commesso dall’altro coniuge perdendo l’affido. E’ inevitabile – prosegue il capo delegazione Idv a Bruxelles – che l’approvazione di tale legge avrebbe come conseguenza l’istigazione all’omertà su tali episodi e costituirebbe ulteriore penalizzazione del ruolo della donna nella società, dal momento che la maggior parte delle volte a denunciare sono le madri. Questa legge maschilista – conclude Rinaldi – rappresenta il declino dei valori civili in un paese in cui i diritti fondamentali continuano ad essere violati.

Ed un impegno concreto arriva anche dal senatore Pedica mentre a Firenze Clotilde Giurleo assieme ad altre combattive donne dell’Idv si impegnano a stimolare una discussione interna al loro partito innanzitutto perchè i parlamentari, tre in tutto, che avevano firmato il ddl 2209, che ripropone alla Camera lo stesso tema in esame al Senato, ritirino la firma e ne discutano con chi nel partito se ne sta occupando e ha le idee sicuramente più chiare sul fatto che si tratti, per citare le unioni delle camere per i diritti dei minori o gli avvocati per i diritti dei minori, di proposte di legge adultocentriche tese soltanto a preservare privilegi di uno dei soggetti adulti all’interno nei conflitti delle separazioni. Indovinate quale?

Per finire, l’impegno alla recensione della traduzione italiana del libro di Sonia Vaccaro e Consuelo Barea, con un enorme ringraziamento a chi l’ha tradotto e con grande coraggio pubblicato, e una domanda che resta nella mia mente da un po’:

Perchè i sostenitori della Pas hanno paura del dibattito pubblico?

—>>>Su questa argomento leggi tutto alla categoria Pas, o sul sito della rete No-Pas.

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martedì 3 maggio 2011

PAS: I RELATORI E IL COMITATO SCIENTIFICO DEL CONVEGNO DEL 6 MAGGIO

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P.A.S. un'Arma impropria contro i diritti delle Donne e dei Bambini
come l'invenzione di un Ideologo della Pedofilia è entrata nelle aule dei Tribunali

Roma, 6 maggio 2011 - ore 14
Teatro Lo Spazio - Via Locri, 42

- I Relatori e il Comitato Scientifico -

Ai gentili Colleghi e alle Redazioni,

con la presente abbiamo il piacere di presentarvi i nostri Relatori, nazionali e internazionali, ed il Comitato Scientifico del convegno intitolato "PAS, un'arma impropria contro i diritti delle Donne e dei Bambini, come l'invenzione di un ideologo della pedofilia è entrata nelle aule dei tribunali", che si terrà a Roma il 6 maggio a partire dalle ore 14, presso il Teatro "Lo Spazio" in via Locri 42.

Il convegno è promosso dal Movimento per l'Infanzia (www.movimentoinfanzia.it), una rete di 28 associazioni unite dal medesimo impegno per la tutela dei bambini e delle donne, da Italia dei Valori e dal gruppo ADLE al Parlamento europeo, e si prefige lo scopo di fare Vera informazione sulle politiche della PAS in Italia, la cd "sindrome di alienazione genitoriale" e la tentata introduzione della falsa teoria scientifica nel nostro Codice Civile, con il ddl 957 sull'Affidamento Condiviso.

L'ospite internazionale

D.ssa Sonia Vaccaro è una psicologa clinica, laureata nel 1981. Lavora da più di venti anni sui temi della violenza di genere, negli ambiti della prevenzione e della assistenza alle vittime. anche con la supervisione di casi clinici. Si occupa inoltre di formazione per professionisti, in merito alla quale è stata richiesta per corsi e conferenze in America Latina, Europa e Africa. In Argentina è stata membro dell'Equipo de Investigaciòn Interdisciplinar en Violencia Familiare del la Direccion del Politica criminal (Equipe di Investigazione Interdisciplinare sulla Violenza Familiare della Direzione per le Politiche criminali). Attualmente vive e lavora in Spagna, ove è membro della Commissione parlamentare di indagine sui Maltrattamenti alle Donne.
Nel 2009 ha pubblicato insieme a Consuelo Barea il libro "El pretendido Sindrome de Alienaciòn Parental. Un instrumento que perpetùa el maltrato y la violencia" (La pretesa sindrome di alienazione genitoriale. Uno strumento che perpetua il maltrattamento e la violenza). I suoi studi e i suoi articoli sono editi in numerose pubblicazioni a carattere scientifico internazionale. Il sito web: http://www.soniavaccaro.com/

Il Comitato Scientifico

Dott. Andrea Mazzeo, medico-chirurgo, specialista in psichiatria, è Dirigente Medico del CSM di Lecce con incarico di Direzione di Struttura Semplice "Monitoraggio ematico degli psicofarmaci". Nel 2005 ha conseguito il Perfezionamento in Diritto Sanitario.
Autore di oltre 35 pubblicazioni scientifiche su argomenti clinici di psichiatria, nel gennaio 2011 ha pubblicato un articolo dal titolo "LA SINDROME DI ALIENAZIONE PARENTALE (PAS) – Realtà clinica o argomento retorico?" su richiesta della Rivista Online di Psicologia "Osservatorio Psicologia nei Media". È stato docente ai corsi per Infermieri Professionali e per Insegnanti di Sostegno Scolastico.
Dal 2010 è consulente della rete nazionale contro i fenomeni di stalking "Light-on-stalking". Il sito web: http://xoomer.virgilio.it/andreamazzeo/curriculum.htm

Avv. Girolamo Andrea Coffari, avvocato con esperienza in Diritto di Famiglia e Tutela dei diritti dei Minori è iscritto all'Albo degli Avvocati presso la Corte d'Appello di Firenze, ed ha sostenuto numerosi processi in qualità di rappresentante della parte civile a difesa di minori vittime di violenza e maltrattamenti. Dal 2000 svolge collaborazioni e docenze per la formazione professionale in collaborazione con le Associazioni: Centro Studi Hansel e Gretel, Telefono Azzurro, Save the Children, Prometeo Onlus, Fondazione Luca Barbareschi onlus e molte altre. E' stato ospite per convegni e altre docenze presso la facoltà di Psicologia dell'Università di Firenze, presso la facoltà di Giurisprudenza di Trento e presso le Università "Carlo Bo" di Urbino e "Stella Maris" di Civitanova; inoltre dal 2008 ad oggi è docente al Master biennale dell'Istituto di Sessuologia Scientifica di Roma. Il 27 novembre del 2005 ha fondato il Movimento per l'Infanzia, di cui è Presidente. (vedi curriculum allegato) Sito web: www.movimentoinfanzia.it

Dott. Claudio Foti, psicologo e psicoterapeuta, iscritto all'Ordine degli psicologi del Piemonte, è direttore scientifico del Centro Studi Hansel e Gretel di Torino, fondato nel 1988. E' stato Giudice Onorario presso il Tribunale dei minorenni di Torino (agosto 1982 - dicembre 1994), ed ha collaborato con gli uffici giudiziari di Milano, Pinerolo, Biella, Alba, Sanremo, Pesaro, Roma, Tivoli, Brindisi, Palermo, Napoli e Cagliari in qualità di perito e consulente dal 1982, ad oggi. E' stato inoltre relatore a numerosi corsi di formazione per la magistrati del Consiglio Superiore della Magistratura. Al suo attivo sono numerose le pubblicazioni a carattere scientifico e le presenze in qualità di docente e relatore presso Enti pubblici e Università. Intensa l'attività associativa. (vedi anche curriculum online: http://www.cshg.it/ChiSiamo/Foti.htm). Sito web: http://www.cshg.it/

D.ssa Roberta Lerici, autrice, traduttrice ed attrice. Figlia del drammaturgo Roberto Lerici, inizia adolescente la sua carriera di attrice teatrale, recitando con Carmelo Bene in “Romeo e Giulietta”. (Festival D’automne- Parigi) Nella sua carriera, principalmente teatrale con rare incursioni nel cinema, lavora con: L. Proietti, U. Pagliai, P.Gassman, M.Carotenuto, D. Risi, Steno, C. Vanzina, A. Salines e molti altri. Nel 1986 partecipa al New York Shakespeare Festival di Jo Papp, nel 1992 al Festival de Las Artes di Cosè di Costa Rica, e nel 1994 al Festival de Teatro dell’Isla di Margarita. Dal 1989 si dedica alla drammaturgia e alla trasposizione italiana di commedie americane. Nel 1990 fonda insieme a F. Verdinelli (compositore) la Rag Doll Produzioni con la quale effettua numerose tournee in Italia e all’estero fino al 2005. Nel 2006, dopo l'esplosione del caso di pedofilia all'asilo Olga Rovere di Rignano Flaminio, comincia ad occuparsi di tutela dell'infanzia, svolgendo il ruolo di tramite fra cittadini e istituzioni nei casi di abusi e violenze sui minori sia intrafamiliare che extrafamiliare.Da cinque anni, attraverso il suo blog “bambinicoraggiosi.com”, che conta migliaia di visite al giorno, svolge anche una considerevole opera di informazione su temi sociali. Nel 2008 viene nominata Capo Dipartimento Infanzia dell'Italia dei Valori e candidata al Senato. Nel 2009 entra nel direttivo del Movimento per L'Infanzia come responsabile del Lazio.Nel 2010 è candidata alle Regionali del Lazio con IDV e nel 2011 è cofondatrice dell'associazione “Valore Donna” di cui è vicepresidente. Attualmente ricopre l'incarico di responsabile IDV area Infanzia e Famiglia, dell'Ufficio Uno- Eventi e Manifestazioni del Senatore Stefano Pedica. Sito web: www.bambinicoraggiosi.com

Altri Relatori

D.ssa Alessandra Lumachelli, grafologa, laureata in Economia e Commercio con indirizzo sociologico. Ha frequentato un master in Scienze dell'Educazione sull'abuso infantile e femminile, la cui tesi conclusiva è pubblicata dalla Albatros Editrice con il titolo "Distruggere il muro del silenzio. Disegno infantile ed abuso psicologico". Ha all'attivo 4 saggi pubblicati ed è appena stato pubblicato il suo primo romanzo "Trovare le parole". E' molto attiva nell'ambito dell'associazionismo, ha collaborato con Fondazione Movimento Bambino, Cismai, CeSAP ed ETTA sos. Ha svolto ruolo di Assistente parlamentare presso l'europarlamento a Bruxelles. Madre single attualmente vive a Macerata, ove è iscritta all'Albo dei Consulenti e Periti del Tribunale. Profilo Facebook: http://www.facebook.com/pages/Grafologa-Alessandra-Lumachelli/192757234074630?sk=wall

Prof. Roberto Mazza, docente di Metodi e Tecniche del Servizio Sociale e di Psicologia Sociale. Ha insegnato dal 1987 presso la Scuola Superiore di Servizio Sociale dell'Università di Pisa e successivamente, fino ad oggi, nel Corso di Laurea in Servizio Sociale presso la Facoltà di Scienze Politiche. Oltre alle funzioni didattiche ha svolto attività di ricerca e formazione su tematiche inerenti la relazione d'aiuto e l'intervento psico-sociale nei servizi pubblici, coordinando oltre trenta seminari di studio ed aggiornamento scientifico per gli operatori del settore.
Psicologo e psicoterapeuta (iscritto all’albo degli Psicologi della Regione Liguria), dal 1985 svolge attività libero professionale privata a Sarzana. Dal 1999 è didatta presso la Scuola di Psicoterapia della Famiglia di Milano, diretta dai dott. S. Cirillo, M. Selvini e A.M. Sorrentino. Consulente per conto di molte Regioni nell'ambito della formazione del personale. Sito web:
http://www.sp.unipi.it/index.php?page=/hp/mazza

per il Movimento per l'Infanzia

lunedì 2 maggio 2011

La complementarietà genitoriale nell’educazione dei figli in caso di separazione e divorzio: il ruolo del padre nella crescita del minore

Confutate le strampalate teorie del Vezzetti sulla PAS, ah se solo le persone sapessero leggere...

Nel nostro ordinamento, l’art. 30 della Costituzione recita: “È dovere e diritto del genitore mantenere, educare e istruire i figli, anche se nati fuori dal matrimonio”.
Se da anni i legislatori cercano di contenere le molteplici problematiche della famiglia, non dobbiamo perdere di vista che comunque la famiglia nasce, si sviluppa, si concretizza e si modifica all’interno di dinamiche relazionali. Le statistiche degli ultimi anni evidenziano un numero crescente di separazioni accompagnate da difficoltà, conflitti con la conseguente necessità di occuparsi di questi eventi avvalendosi di approcci multidisciplinari (sociali, culturali e psicologici, etc.).
Con il termine “Bigenitorialità” nel 1989 la Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia definisce il minore come soggetto di diritti e non solo quale destinatario di protezione e tutela; in tal senso viene ribadito e ufficializzato il fatto che i figli hanno diritto di ricevere affetto, educazione e cure da entrambi i genitori. Succede però che l’intreccio tra i legami di coniugalità e di genitorialità venga messo a dura prova in caso di separazioni e divorzi, quando, l’esercizio delle funzioni genitoriali, critico alle volte anche nelle famiglie unite, deve essere gestito modificato e rinnovato.
Nel considerare gli effetti della vicenda separativa occorre evidenziare che l’elemento patologizzante non è la separazione in sé, ma il tipo e la qualità di relazione che caratterizza le coppie che si separano e che investe, di conseguenza, i minori. Da anni la ricerca psicologica in ambito di separazioni prova ad evidenziare che il fattore preoccupante è connesso alla perdita di un genitore, spesso del padre, e, di conseguenza, alla deprivazione delle funzioni genitoriali che gli competono.
All’interno del nucleo familiare il ruolo della figura materna è sempre stato riconosciuto come inconfutabile, la funzione della figura paterna, al contrario, ha subito progressivi mutamenti a secondo del contesto storico e socio-culturale con il quale si è dovuta confrontare.
La psicologia dello sviluppo infantile ha posto molta attenzione sulle relazioni interpersonali che si instaurano tra genitori e figli tuttavia, forse per complessità metodologica, ha privilegiato l’osservazione di relazioni diadiche (madre-figlio, padre-figlio) a discapito della relazione triadica che definisce e caratterizza la famiglia. Stern (1992) con le sue ricerche ha dimostrato che la relazione madre-figlio e padre-figlio è fortemente influenzata dalle dinamiche della coppia genitoriale. Ad esempio, lo stesso autore, afferma che una madre può essere molto competente quando è sola con il bambino o in presenza di altre figure per lei significative (ad esempio la propria madre), e può non esserlo in presenza del marito con il quale ha attivo un conflitto. Pertanto egli conclude che una relazione conflittuale tra genitori influenza negativamente anche il rapporto padre-figlio.
La dinamica sopra brevemente descritta, è da tradursi anche in positivo nel momento in cui un genitore poco competente può acquisire maggiori capacità grazie a stimoli provenienti da un’adeguata collaborazione coniugale.
La figura paterna ricopre importanti funzioni fin dai primi mesi di vita dei figli ma il suo ruolo va osservato all’interno della triade: la qualità della relazione dei genitori è fondamentale per consentire alla madre e al bambino di svolgere adeguatamente il proprio compito evolutivo. Con la prima infanzia e con l’adolescenza le relazioni dirette madre-figlio padre-figlio assumono la stessa importanza (F. Baldoni, 2005). Come sottolinea Bollea (1999) nei primi anni di vita il bambino porta avanti il suo continuo lavoro di adattamento al mondo esterno prevalentemente attraverso il padre, sia nell’imitarlo, sia nell’accettare o meno le imposizioni. L’instaurarsi di una relazione significativa, sicura e costante con il padre permette un adeguato sviluppo sociale ed emotivo dei figli. Caratteristica fondamentale della funzione paterna è proprio quella di favorire il processo di separazione dalla madre e introdurre il figlio, attraverso il linguaggio logico, al pensiero razionale e al rispetto delle regole nell’universo delle relazioni sociali. Al padre è simbolicamente affidato il compito di traghettare gradualmente il figlio dal territorio materno a quello della società favorendo l’emancipazione dall’infanzia e il suo ingresso nel mondo adulto. In altre parole è il padre che contiene e progressivamente delimita quel rapporto stretto e totalizzante esistente tra madre e figlio. Ogni genitore ha un proprio ruolo e solo insieme essi si integrano e si completano2. Il padre in quanto portatore di un modello responsabile e capace di assumere decisioni, costituisce una figura determinante nella prevenzione di eventuali comportamenti antisociali; la madre, in quanto figura portatrice di affetto e fiducia, è fondamentale per favorire il dialogo e la stima di sé. Il padre, inoltre, favorisce l’evoluzione dell’affettività adulta, in quanto è proprio l’amore paterno, non scontato ma condizionato, che va conquistato e quindi richiede uno sforzo che si avvicina all’amore maturo. Il rapporto padre-figlio che si delinea sin dai primissimi anni di vita, modellerà l’immagine che il figlio avrà di sé stesso e degli altri alimentando la dimensione profonda dei suoi sentimenti. In età scolare la mancanza di un solido rapporto con il padre, determina forti vissuti di ansia nel bambino soprattutto di fronte ad una situazione nuova come quella scolastica, dove deve rapportarsi con figure nuove e con nuove autorità. La valenza della figura patera sembra assumere un ruolo decisivo anche tra i fattori del comportamento delinquenziale degli adolescenti, soprattutto in relazione al fatto che, nella nostra società, il padre costituisce l’istanza morale fondamentale per la formazione di una “coscienza etico-sociale” (Vegetti Finzi S., A.M. Battistin 1996). L’opinione comune è che oggi il padre stia cercando di trovare altre dimensioni nei vari ambiti concernenti l’educazione dei figli e queste avvalorano una sua più rilevante partecipazione. Alcuni padri dimostrano notevoli capacità di provvedere anche a figli molto piccoli. Negli ultimi anni si è assistito quindi alla nascita del cosiddetto “padre partecipante”, cioè colui che si allontana dalla figura di padre padrone per creare con i figli una relazione fondata sull’affettività e sulla condivisione. Ne consegue una figura paterna che mantiene le sue prerogative maschili ma che si dimostra anche disponibile a prendersi cura dei propri figli in modo autonomo e responsabile (Andolfi, 2001).
L’importanza educativa dei padri sembra essere stata per lungo tempo sottovalutata dal sistema giudiziario, per cui, tranne nei casi di malattia psichiatrica, uso di droga e presenza di una relazione extraconiugale, la madre veniva automaticamente considerata la depositaria principale della tutela del minore3. Già nel 1986 ad un convegno nazionale sulla paternità M. Quilici dichiarava “I padri sono cambiati ma i giudici non se ne sono accorti”. Solamente nel 2006 con l’introduzione dell’articolo 155 della legge 54 viene inserito l’affido condiviso come forma privilegiata da valutare, per cui i Giudici si trovano spesso a prendere in considerazione la possibilità che i figli minori rimangano affidati ad entrambi i genitori. La nuova legge attesta che anche in caso di separazione personale dei genitori i figli hanno diritto di mantenere un rapporto equilibrato con ciascuno di essi e che la potestà genitoriale è esercitata da entrambi. Questo significa che, almeno formalmente, il ruolo educativo del padre è considerato indispensabile per la crescita dei figli. La paternità e la maternità, anche se costruite in modo diverso, vengono comunque messe a dura prova dalla separazione coniugale, è bene quindi cercare di capire quali sono le dinamiche che coinvolgono la famiglia in questo contesto. Gli studi di Emilia Dowling e Gill Barnes (2004), di recente attuazione, partono dal presupposto che non esiste nessuna relazione fissa tra il genere di un genitore e ciò che è in grado di fare o non fare per i figli. Gli stessi autori, nel campione di famiglie separate che hanno partecipato alle loro ricerche, evidenziano una vasta gamma di capacità negli uomini nell’essere padri. Uno dei loro progetti di ricerca sottolinea che sono molti i fattori che influenzano lo sviluppo dei ruoli paterni dopo il divorzio. Ad esempio, la capacità degli uomini di essere flessibili nell’organizzazione e nella cura dei figli è correlata alla loro capacità di assumere modalità genitoriali precedentemente definite come appartenenti alle donne, inoltre l’avere avuto un buon padre e un continuo sostegno da parte di uomini nella stessa situazione, fa un’enorme differenza. Alcuni studi sostengono che le donne forniscono tuttora il contesto in cui gli uomini apprendono le competenze genitoriali, ed è probabile che, questo fattore costituisca solo uno degli aspetti che portano ad un’alta incidenza di abbandono del contatto padre-figli nei primi due anni dopo il divorzio. Quello che alcuni padri fanno è quasi costantemente condiviso o dipendente dai suggerimenti della partner, ne risulta che il comportamento paterno è inevitabilmente legato alla condizione di coppia. Va di conseguenza che, quando la coppia è in crisi, il padre può sentirsi insicuro su come comportarsi. Secondo la Dowling i padri, in assenza delle loro ex mogli, hanno concezioni molto diverse sul tempo da dedicare ai figli per sentirsi competenti e fiduciosi come genitori, e questo è connesso al grado in cui la madre permette loro di sviluppare il proprio stile genitoriale dopo il divorzio, indipendente da ciò che lei stessa considera il comportamento “corretto”. Per alcuni padri che non sono stati in grado di sviluppare competenze adeguate, essere criticati dalla ex moglie crea un grave stress. Il primo anno dopo il divorzio può costituire un periodo particolarmente importante per ristrutturare i legami genitoriali e per stabilire la modalità di coinvolgimento del padre. Alta conflittualità e bassa cooperazione in questo periodo, infatti, possono interferire con lo sviluppo di nuove modalità genitoriali.
Il fatto che un padre non viva con i figli non significa che egli non giochi un ruolo attivo nella loro vita o nella mente di questi. Per alcuni bambini, che trovano difficile assimilare l’assenza quotidiana del padre, questa assenza può divenire una presenza più forte di quando vivevano insieme
L’evento separazione mette quind in pericolo un intero sistema di relazioni e di ruoli ben stabiliti, e molto difficile risulta quindi essere il ripristino degli equilibri.
Ogni transizione è un passaggio da una condizione data a una condizione nuova che ripropone ai familiari la necessità di rielaborare le relazioni e dare loro nuovi significati alla luce delle mutate condizioni (Andolfi, 1999). Appare evidente il collegamento nella trasformazione del ruolo di padre, che con l’evento separazione si trova a dover far fronte ad innumerevoli cambiamenti nella forma e nella sostanza, e la necessità di creare nuove modalità di relazione. In alcuni casi il mantenimento della cogenitorialità è messo a rischio fin dai primi momenti in cui la coppia decide di separarsi, il conflitto coniugale spesso si riflette sulle competenze genitoriali, e i figli si trovano ad essere triangolati in giochi di potere e di vendetta. In questo senso va considerato che i genitori, nel rivolgersi ad un istituzione esterna, sono alla ricerca di un contenimento e di un sostegno, che può non risolversi nelle aule dei tribunali, e che una lettura in termini psicologico-relazionali può essere utile per il contenimento del conflitto. Una possibilità parallela a quella giudiziale e particolarmente utile, in alcuni casi, può essere la Mediazione Familiare
La ricerca compiuta da R. Emery, nello Stato della Virginia, negli anni 1999/2000 è un esempio di come, la Mediazione Familiare, possa essere un percorso valido e uno strumento protettivo delle relazioni, in particolare della relazione padre-figlio in seguito alla separazione coniugale.
Alcune separazioni portano nella relazione conflitti cristallizzati e forti battaglie giudiziarie che spesso vengono fatte in nome de quei figli considerati “l’unica ragione di vita”. A tal punto è importante far riferimento ad alcuni contributi scientifici che mirano ad evidenziare le conseguenze della deprivazione della figura paterna, sullo sviluppo psicofisico dei figli.
In Acta Pediatrica 97 (2), 153-158, febbraio 2008 esperti del settore hanno studiato gli effetti del coinvolgimento paterno sul conseguente sviluppo dei figli ottenendo il seguente risultato “L’impegno del padre sembra avere effetti differenti sui risultati desiderabili: riduce la frequenza di problemi comportamentali nei ragazzi, riduce i problemi psicologici nelle giovani donne, migliora lo sviluppo cognitivo, mentre da un lato diluisce la delinquenza e lo svantaggio economico in famiglie dal basso profilo socioeconomico”. Altrettanto interessanti sono le conclusioni alle quali sono giunti i professionisti “E’ evidente l’influenza positiva del coinvolgimento paterno sui risultati sociali, comportamentali e psicologici della prole. Sebbene la letteratura provveda a fornire una definizione solo sufficiente per l’impegno paterno (interazione diretta con il bambino), come una specifica forma di effettivo coinvolgimento paterno, vi è sufficiente conferma per esortare sia i professionisti che i responsabili politici a migliorare le circostanze favorenti il coinvolgimento paterno”. Ed ancora “Negli USA molti studi hanno evidenziato i danni provenienti dall’assenza del padre – o per scelta del genitore o per volontà ostativa della genitrice – e tra questi sottolineerei American Journal of Pubblic Health, num. 84, 1994, Sheline et al., “I ragazzi con padre assente sono a più alto rischio per comportamenti violenti” e Survey on Child Health, 1993 U.S. Department of Health and Human Services “Bambini che vivono senza un contatto con il loro padre biologico hanno il doppio delle probabilità di lasciare la scuola”. Assieme a contributi scientifici che evidenziano, sottolineano ed affermano alla comunità scientifica l’importanza della figura genitoriale paterna, numerosi sono gli studi che partono dall’esclusione della stessa nella vita dei minori per poterne studiare le conseguenze. Anziché, quindi, partire dall’assunto di valutare una correlazione positiva tra impegno paterno e sviluppo del figlio, altri autori studiano gli effetti della deprivazione paterna sui minori. Tali ricerche evidenziano che non solo la deprivazione paterna provoca un grave danno al figlio, ma, soprattutto, che il livello di accudimento con cui un genitore si occupa del figlio è direttamente correlato al grado di realizzazione esistenziale del figlio stesso. Tale concetto è ben espresso dalle parole della famosa psicologa Dionna Thompson “la guerra contro il padre è in realtà una guerra contro i figli; il punto non è semplicemente il diritto dei padri o il diritto delle madri, ma il diritto dei figli di avere due genitori che si occupino attivamente della loro vita”.

La P.A.S.

Vezzetti in particolare pone l’attenzione sulla Sindrome da alienazione genitoriale (PAS) e i danni da deprivazione genitoriale che essa comporta. Altri autori si sono occupati di tale questione pervenendo a risultati diversi. A tal proposito è interessante citare uno studio pilota di A. Lubrano Lavadera e M. Marasco (2005) dal quale emergono risultati che evidenziano, su alcuni aspetti, una controtendenza rispetto alla maggioranza dei risultati ottenuti da altri ricercatori sull’argomento.
Tali autori hanno confrontato due gruppi di minori di cui il gruppo sperimentale era caratterizzato dalla presenza di PAS, l’altro senza diagnosi di PAS.
Stando ai risultati, gli autori concludono che non è presente alcuna differenza di genere tra l’essere genitore alienante o alienato, quindi il genitore alienante può essere indistintamente il padre o la madre, fondamentale è piuttosto la variabile genitore affidatario/non affidatario, per cui il genitore alienante è sempre quello affidatario.

(nota di redazione: la PAS è solo una strategia processuale per attaccare sconsideratamente il genitore affidatario. Dato che il genitore affidatario, anche sulla base delle necessità del minore, è la Madre, la strategia viene abitualmente utilizzata negli states per lo stalking giudiziario e anche in sede penale per coprire le responsabilità del genitore abusante).

Altro dato risultante dalla ricerca riguarda la condizione di disagio psichico vissuta dai minori. Infatti, dai dati del campione, viene evidenziata una condizione di disagio psichico per i minori coinvolti senza che venga registrata alcuna differenza tra quelli con diagnosi di PAS e quelli senza PAS. Questo indica, secondo gli autori, che la PAS non produce effetti più “dannosi” rispetto a quelli provocati generalmente da separazioni altamente conflittuali.
(nota: la PAS infatti è solo una invenzione pro dibattito processuale)

Alla luce dei risultati ottenuti, gli autori, fanno alcune considerazioni in merito che ci vedono concordi. Tuttavia gli stessi autori evidenziano alcuni limiti della ricerca, come l’esiguità del campione, che non consente di fare analisi statistiche più complesse, e il fatto che le famiglie appartengono tutte alla stessa popolazione del Lazio, per cui non può essere fatta generalizzazione a livello nazionale.
Tali studi sul ruolo dei padri, sulle conseguenze dell’assenza della figura paterna, sulle dinamiche conscie e inconscie che si sviluppano allorché la coppia coniugale si separa, dovrebbero essere maggiormente incentivati proprio alla luce di un’apertura che deve essere manifestata e applicata anche all’interno delle Aule dei Tribunali. Da qui l’esigenza che il consulente sia consapevole dei limiti delle ricerche ma anche e soprattutto dei giochi di coalizione e triangolazione nel quale si può trovare intrappolato allorché si trova a valutare l’idoneità genitoriale.
Ciò che comunque ci preme evidenziare, in conclusione di questo contributo, è come, nonostante il padre troppo spesso sia identificato in colui che deve predisporre un assegno mensile, la sua funzione educativa e genitoriale deve essere tutelata a discapito, altrimenti, di un sano sviluppo psicofisico del minore che, come facilmente desumibile, deve essere interesse di tutta la società.

-S. Pezzuolo, M. Paolucci-

Psicologa Donatella Ghisu

domenica 1 maggio 2011

PAS: un'Arma impropria Contro i Diritti di Donne e Bambini - comunicato stampa

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- comunicato stampa -

P.A.S. un'Arma impropria contro i diritti delle Donne e dei Bambini
come l'invenzione di un Ideologo della Pedofilia è entrata nelle aule dei Tribunali


Roma, 6 maggio 2011 - ore 14
Teatro Lo Spazio - Via Locri, 42


Ai Gentili Colleghi e alle Redazioni,



allegato alla presente invio alla vostra attenzione l'invito al convegno dal titolo "PAS, un' arma impropria contro i diritti delle Donne e dei Bambini, come l'invenzione di un ideologo della pedofilia è entrata nelle aule dei tribunali", che si terrà a Roma il 6 maggio a partire dalle ore 14, presso il Teatro "Lo Spazio" in via Locri 42.

Il convegno è promosso dal Movimento per l'Infanzia (www.movimentoinfanzia.it), una rete di 28 associazioni unite dal medesimo impegno per la tutela dei bambini e delle donne, da Italia dei Valori e dal gruppo ADLE al Parlamento europeo, e si prefige lo scopo di fare Vera informazione sulle politiche della PAS in Italia, la cd "sindrome di alienazione genitoriale" e la tentata introduzione della falsa teoria scientifica nel nostro Codice Civile, con il ddl 957 sull'Affidamento Condiviso.

Si è molto sentito parlare di PAS e di sindrome di alienazione genitoriale, specialmente in tv, ma l'intera comunicazione è stata unilaterale, monotematica e soprattutto trattata con pericolosa superficialità.

Per questa ragione abbiamo scelto un titolo "forte" per la nostra iniziativa.

In merito alla PAS il Presidente del Movimento per l'Infanzia, Avv. Girolamo Andrea Coffari, ha dichiarato:

"La PAS è in verità una vera e propria invenzione di tale Richard Gardner; va necessariamente definita invenzione per il semplice motivo che la comunità scientifica non ha mai riconosciuto questa supposta malattia. Il DMS (Diagnostic and Statistical Manual), nelle sue versioni precedenti, come in quelle più aggiornate, così come nella bozza di prossima approvazione, non comprende questa singolare patologia nell'elenco delle malattie psicologiche.

La PAS, nonostante i numerosi e pressanti tentativi compiuti da anni dai seguaci di Gardner per farla rientrare nel Manuale Diagnostico (DSM), è stata sempre e per fortuna rifiutata. Ma c'è di più, molto di più.

La PAS viene utilizzata quale espediente per scagionare i genitori accusati di violenze sessuali nei confronti dei figli; fin dalle sue origini è stata pensata come un improprio strumento diagnostico che si propone, ben prima dell'accertamento processuale, con una sorta di magia casereccia alla Gardner, di individuare le accuse vere da quelle fasulle."

Queste pesanti dichiarazioni sono d’altra parte confermate da numerosi organismi e studiosi all’estero, ove la PAS è considerata una vera e propria junk science (scienza spazzatura). Fra le tante lapidarie condanne ricordiamo quella della NDAA (National District Attorney Association, la più antica e importante associazione dei Procuratori dello Stato negli USA www.ndaa.org) che ha pubblicato la seguente dichiarazione: "La PAS è una teoria non dimostrata in grado di minacciare l’integrità del sistema di giustizia penale e la sicurezza dei bambini vittime di abuso".

In apertura del convegno romano i saluti dell'europarlamentare Nicolò Rinaldi del gruppo ADLE, mentre le conclusioni saranno a cura dell'On. Stefano Pedica di Italia dei Valori.

La segreteria scientifica del convegno sarà curata dal dott. Claudio Foti della Ass.ne Hansel e Gretel di Torino e dallo psichiatra dott. Andrea Mazzeo, Dirigente Sanitario per il CSM della Asl di Lecce, con l'Avv. Coffari e la d.ssa Roberta Lerici del Movimento per l'Infanzia.

Ospite internazionale in Roma da Madrid: la d.ssa Sonia Vaccaro, psicologa clinica, specialista in "Victimologia y violencia de género", autrice con Consuelo Barea del libro “El pretendido Síndrome de Alienación Parental. Un instrumento que perpetúa el maltrato y la violencia“, ancora non tradotto in Italia.

Il convegno sarà moderato dall'Avv. Girolamo Andrea Coffari, presidente del Movimento per l'Infanzia, e dalla d.ssa Roberta Lerici, responsabile per l'area Minori e Famiglia di IdV e per il Mov. Infanzia Lazio.